Vien così presto, all'alba, il primo freddo
che l'Autunno compone al mio miràr,
co' il tremàr
di dense nebbie;
e mentr'io quasi cieco resto, e or che muto
va a tremolarmi il labbro, più che attonito
odo il cadèr di foglie
in tante doglie:
tintinnano frequente l'una all'altra,
e mormorando mi rabbrividiscono.
Oh Natura! Tu dormi,
soltanto la mia stirpe, ahi schiatta d'uomini!
vaga, e affronta le pene della Vita;
e di riposo e requie nulla sa.
L'ultimo mietitore è alla risàia;
poco prima io lo vidi a dàr di baja
a un crocicchio del borgo.
Pur sarò anch'io a sforzàr la terra a dare
sì tanto vàn ristoro a questo vìvere
che si träe a una tomba,
e poi s'affonda?....
Va il Destìn: tutto inghiotte,
più della Notte.
Nebbie, null'altro che brume selvagge!
Le scorgo sorgere, in campagna, e immani
si prendono alle mani,
e avvolgono l'orizzonte, per sempre,
lo inghiottono nel loro truce ventre;
come Anime di spighe mïetute
che invano si alzano al Ciel che 'l respinge...
come Villi insepolte in terre vergini
che danzano alle rive dell'Agogna.
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XVII del Mese di Ottobre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.
Il presente Blog vuole riproporre un ritorno critico e ragionato della Poesia romantica e, per questo, farsi portavoce di un Neo-Romanticismo più vicino alla corrente culturale del secolo XIX. Con il titolo si vuole pensare e sognare di poter onorare i fratelli Schlegel che, con molti altri, sono i Padri del Romanticismo tedesco.
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martedì 17 ottobre 2017
Alba di Ottobre
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venerdì 13 ottobre 2017
Madrigaletto di Ottobre
Può
questi ésser l’ultimo mio Sole
che
a ottobre a vendemmiare viene; e tace
appena
dopo. Viole
rimaste
senza pace!
Rosa
d’Estate che geli nel prato,
vieni
a contarmi i pallidi capelli!....
Càdon
Sogni pe’ il Fato,
le
foglie ai ramoscelli.
Perché
la nebbia mi chiama per nome?
E
s’erge… s’erge questo suo orbo mar;
e
il mio cuòr grida come
un
folle, e vuòl sognàr.
Karl Johann Fahlcrantz, Una Chiesetta in Collina, Tardo-Romanticismo tedesco, Seconda Metà del Secolo XIX |
Massimiliano
Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Venerdì XIII del Mese di Ottobre
dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.
martedì 10 ottobre 2017
All'Ore dei Sogni
Se
or più qui insonne io sarò, o Notte, inquieto
sì
tanta calma avrò rapita, e spenta
la
mia sognante possa che s’avventa
sul
cuor mio. E dico: «Sogno! Vade retro!».
Pur
tornerò sì al quotidiano metro
per
cui la Vita ahi! m’è inumana e lenta,
che
torvo e oscuro Fato mi spaventa
più
della nascita il germe in un feto;
dond’io
mi preparo al fàr di sera,
la
qual so che sovvièn per darmi invano
questi
Sogni melliflui e questa Luna.
Sì
che ivi io non avrò che tetra cera,
le
tenebre; e mi prende or pe’ una mano
questa
che è in ciel mia estatica culla.
Erik Bodom, Minnensteiner, Romanticismo norvegese, Secolo XIX |
Massimiliano
Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì X del Mese di Ottobre dell’Anno
del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.
lunedì 9 ottobre 2017
Alla Notte
Quanto
or m’è d’astio il silenzio che intorno
qui
sovviènmi; e il tramonto che empie cure
mi
scaglia!.... Oh Notte! Muòr così il giorno,
il
qual suo trono or cede a tue ombre oscure
che
a lòr volta di nebbie vèston. Torno
io
forse nel tuo ventre, alle tue cune?
Così
viènmi il tuo Regno, co’ il tuo corno
che
ora la caccia a’ Sogni urla alle alture
dond’io
lo sento, e tremo; e sono adorno
di
mestizia e d’un sentìr più sventure.
Allòr
ogni occhio mi langue; ed è cieco
lo
sguardo mio che pur discèrner vuole
tra
tue nebbie il fiòr che fauce tua prende.
So
che ‘l divora con quel ghigno bieco;
sì
che io piango. E rimango senza Sole
ché
nemmeno la Luna mi s’accende.
E
fu il fiòr della mia quïete; e duole
questo
cuòr che nel petto mi s’arrende.
Massimiliano
Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì IX del Mese di Ottobre dell’Anno
del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.
domenica 8 ottobre 2017
A una Sera di Ottobre
Non
più questa or verrà sera d’Estate
donde
gli occhi miei vedranno e ombre e brume;
e
or le mietute spighe illagrimate
quelle
nebbie sì a pàscer n’andràn che implume
sovr’esse
il mio miràr volàr vuòl che Vate
si
considera; e d’ansie e or torve e or brune
così
il mio cuor si rïempie alle fiate
‘ve
al Tramonto ei vedrà del Sol il lume.
Allòr
m’immergo in tanta Notte oscura,
la
qual si tace del mio respìr mesto;
e
in così molta foschìa è il suo fetore.
Pietà
di me, oh tu! oh sovvenuta cura!....
E
viènmi in sonno un sentìr più funesto
che
non so se fia un Sogno. Ma è dolore.
Carl Spitzweg, Il Cacciatore e la Fanciulla, Tardo-Romanticismo tedesco, seconda Metà del Secolo XIX |
Massimiliano
Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica VIII del Mese di Ottobre
dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.
sabato 7 ottobre 2017
Tu, o Autunno, così a me vieni, e sempre
Tu,
o Autunno, così a me vieni, e sempre
osi
riportarmi da ogni via
le
ricadute foglie che dal ventre
del
primo vento cadono; e languìa
pur
da tanto l’Estate co’ sue tempre
selvagge,
e il Sole suo, e dunque venìa
sì
svelto ottobre e sua nebbia. Ma mentre
penso,
m’è dolce ‘l scrìver Pöesia.
Infatti
m’è d’incanto la vendemmia,
che
è un’ultima gioia prima dell’inverno;
e
d’incanto, degli occhi oltre i confini
vado.
Mi fondo nel Tutto, oh bestemmia!
e
sono vento tra fango ed Eterno,
un’impiccata
ombra agli aghi dei pini.
Massimiliano Zaino di
Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato VII del Mese di Ottobre dell’Anno
del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.
mercoledì 17 maggio 2017
Domani
Ti ho vista grande e ti ho guardata.
Ho richiuso le palpebre stanche
dalla vita,ma tu eri lì contenta.
Aleggiavi come un angelo:bianche
e corpose le ali di una donna
sull' Aurora lieta lasciavi un guizzo...
E formoso il mondo che abbandona
gli occhi glauchi a te giungeva in brezza.
E già chi soccombeva sotto la terra
nuda era contrito al tuo venire:
avevi forse da piccola lasciato
il tuo amore o ad alcuno guerra?
Gli alti cipressi fra cui di filato
correvi e le impronte linee a gioire
del volto e ai fuochi lontani alludevi
forse al tripudio :suonavano in festa
longeve campane e il capo nascondevi
(come era ingenuo il terrore nella scolaresca)
davanti ai tocchi e lo scocco diafano
del tuo cuore muto:ma pure ogni giorno
ridevi,e cambiavi gioco, e la giostra
distratta e al gorgheggio ritonfo tiravi
l`esca scelta e rimbrottavi un poco
per la mira storta...ed ora guardo il tuo volto
e ciò che vi corre attraverso: il fioco
sfiorarsi di un primo bacio,il raccolto
silenzio in una preghiera o il diverbio
barbassoro insieme ad un colto ...
Un giorno,cresciuta com`eri e come sei
mi tingero` le gote per vederti
ad ogni lezioso travaglio,ridere ancora ...
Ho richiuso le palpebre stanche
dalla vita,ma tu eri lì contenta.
Aleggiavi come un angelo:bianche
e corpose le ali di una donna
sull' Aurora lieta lasciavi un guizzo...
E formoso il mondo che abbandona
gli occhi glauchi a te giungeva in brezza.
E già chi soccombeva sotto la terra
nuda era contrito al tuo venire:
avevi forse da piccola lasciato
il tuo amore o ad alcuno guerra?
Gli alti cipressi fra cui di filato
correvi e le impronte linee a gioire
del volto e ai fuochi lontani alludevi
forse al tripudio :suonavano in festa
longeve campane e il capo nascondevi
(come era ingenuo il terrore nella scolaresca)
davanti ai tocchi e lo scocco diafano
del tuo cuore muto:ma pure ogni giorno
ridevi,e cambiavi gioco, e la giostra
distratta e al gorgheggio ritonfo tiravi
l`esca scelta e rimbrottavi un poco
per la mira storta...ed ora guardo il tuo volto
e ciò che vi corre attraverso: il fioco
sfiorarsi di un primo bacio,il raccolto
silenzio in una preghiera o il diverbio
barbassoro insieme ad un colto ...
Un giorno,cresciuta com`eri e come sei
mi tingero` le gote per vederti
ad ogni lezioso travaglio,ridere ancora ...
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