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martedì 6 febbraio 2018

The Last Rose of Summer - Al Silenzio della Notte

Tanto pregai; ma questa Notte è muta.
Oh vespro estinto, speme o Sogno, e cuore!
Perché i desìri miei tacesti ancora?...
fu forse eccesso chièderti portàrli
al giovinetto stame di quell'ùltima
rosa? e dovevi tu strùggermi, e urlàrmi,
e ferìrmi!.... Il silenzio oscuro impèra;
e tu, per sempre, e ancora, andrai a tacèr.
Tanto pregai; ma questa Notte è muta.
Era serrato, forse, il varco ambìto
che nel suo sonno ardisce il regno onìrico
cògliere? O insonne 'la giacea nel vento
in bufera? O fu, forse, ahi! svelta l'alba?....
E tu, per sempre, e ancora, andrai a tacèr.
Tanto pregai; ma questa Notte è muta.
Forse che l'arpa tìmida non serve,
a te mi confidài. E fu follia... è vano!
Allòr tuo messaggero, Ermète, oh Notte,
non ha lasciate l'orme sue in sul ghiaccio
del cèspite bramato; e la mia lèttera
composta a' sangue e a' inchiostro de' i miei Sogni
la mèta or non raggiunse, e inulta spira...
'la forse tintinnando per la neve,
la sento, intendo... la scruto... la pingo:
come una slitta il cui Fato è d'oblìo...
donde codesta rosa gelerà
senza conòscere il fiòr d'un mio bacio.
E tu, per sempre, e ancora, andrai a tacèr.



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì VI del Mese di Febbraio dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

domenica 17 dicembre 2017

Tre Sonetti romantici

V'è qui un Suòn tra le Nebbie dell'Inverno

V'è qui un suòn tra le nebbie dell'inverno.
Chi sta cercando quello che ha perduto?
è il Trovatore che pizzica il liuto!....
No! è il giullare che sibila uno scherno.

Sulla neve più impronte stàn d'eterno
peregrinàr lontano. Chi ha veduto
l'ombreggiare suo che cammina muto?....
No! è l'oblìo che procede dall'Inferno.

Ma il Tempo batte l'ore e non si placa,
donde il Destino i miei Sogni avvilisce
con la sua possa che rugge e che stèrmina.

L'ombra mia chiede altra ombra di sè ubriaca;
e oltre la via che lontana finisce
non sa il Mistero, nè cosa si gèrmina. 

Tu, sedendo lontana, non puoi dire

Tu, sedendo lontana, non puoi dire
che il mio Sogno è vergogna, che è furore;
ma se io tacqui, è pur vero, non il cuore
a te mancò fatàl di suggerire.

Ma, o gioventù spietata, vai a finire,
e nel mio inverno io resto co' il tuo fiore
conservato nel gelo d'un biancore,
una rosa che sa vìver, dormire.

Non còglierti più posso! Il Fato disse,
e sorge la Vanità della Vita,
il cui corso è spietato, e orrendo e infame.

Ma abbi pietà di chi misero visse!....
sì che se anche, purtroppo, ti ho smarrita,
ti dia un bacio sul cuore del tuo stame.

Amòr non ama Amòr che il Sogno uccide

Amòr non ama Amòr che il Sogno uccide.
Qual è il mio Desidèrio in tanta Notte?....
Sognàr, soffrìr, dolèr, speràr... a' frotte
s'èrgon brame; ma la Luna non ride.

Tra l'erbe sotto la neve e un po' infìde
questo che so di bufera tra' lotte
una sopravvissuta rosa inghiotte
l'eterno ghiaccio che non si divìde.

Così le ansie m'assàlsero inumane,
mentre la terra lògora taceva
di questa steppa che lucèa di neve.

Può, dunque, un Sogno urlare come un cane!....
E pur questa femminea schiatta d'Eva
o m'è tristo dolòr, o sguardo lieve.




Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XVII del Mese di Dicembre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.