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martedì 17 gennaio 2023

Delirio elegiaco

Ti sogno, sui rosai infiniti. Ti amo.

Sui rosai che rinascono a febbraio.

Improvvisiamo! Facciamo un richiamo,

un canto improvvisato. Odi?... Febbraio

 

anch’ei ci chiama, oltre i filai del Sole,

perché vuole testimoniare questo

canto e quel coro che intessiamo e questo

prossimo campo di rose e vïole.

 

Ti sogno. Vorrei tu tornassi al mare

dei miei Sogni infiniti e delle gioie

e tornassi lietamente all’altare

del mio cuor. Tu riavrai le stesse gioie

 

e gli stessi onori di qualche Dea,

avrai gli incensi delle Primavere.

Ritorna! Ritorna! Piccola Dea!

Non credi tu sia degna di preghiere.

 

Non sei forse la Madonna, la mia

Madonna laica, la mia ombra profana,

il profano nome di Pöesia,

la mia terra?.. Una bestemmia profana!...

 

Imprechiamo insieme! Per dannarci!

E amerò per te la mia dannazione,

e il mio Inferno perenne. Per amarci.

Saremo quella stessa dannazione.

 

Danniamoci sui rosai tramontati!...

Vorrei che tu non mi dessi il silenzio.

Silenzio: parola d’innamorati.

Ti prego, se ami, parla.. ma in silenzio!...

 

Parla! E io t’amerò ancora una volta,

ti scriverò lettere senza attesa.

No! Ma ti pregherò sotto la volta

d’una tua cattedrale o d’una chiesa.

 

Ricordi? La chiesetta alluminata,

ci parliamo al raggio della Luna,

un’ora tutta melliflua e incantata..

tu non lo sai, ma eri tu la mia Luna.

 

Eri tu il quarto calice proibito

dell’ebbrezza di beltà tutta greca.

Ma anche il tuo nome, il tuo nom è proibito,

tetragramma profano che m’accieca.

 

Attendi! Il Sogno ora svanisce. Addio!

Svaniscono i ricordi. E tu non torni.

Ci salutiamo ancora. Forse è addio.

Un addio che ora mi intristirà i giorni.

Dipinto ritrattistico di James Sant (1820-1916), La Principessa Beatrice (Princess Beatrice), Romanticismo, Tardo-Romanticismo, Accademismo, Pre-Simbolismo inglese, Epoca Vittoriana, 1869. Olio su Tavola, Dimensioni 60,9x50,8 cm. Collezione presso la Royal Collection, Famiglia Reale inglese, Londra (Regno Unito).
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Martedì XVII Gennaio AD MMXXIII.


venerdì 15 luglio 2022

Il Viale e la Luna

Al chiaro della Luna c’è un singulto,

un singhiozzo di pianto e di Pöeti

inascoltati.

C’è come quasi un fantasima inulto

che si aggira per le tremule siepi

con dei latrati.

 

Al chiaro della Luna c’è un vïale

timidamente alluminato, dove

stiamo cercando

di rimanere seduti. C’è un male

furtivo di silenzio che ci piove

solleticando.

 

E tu, piccola mia, ora t’allontani..

piccola luce. Scivoli via e vai

oltre la sera,

oltre la Notte e i suoi tacenti arcani,

per diventare un mio sogno e non sai

la mia preghiera.

 

Al chiaro della Luna c’è un addio,

forse, o un arrivederci; c’è una rosa

che mi abbandona,

c’è come un senso di tremendo oblio,

del ritorno l’attesa dolorosa

che non perdona.

Dipinto di Tranquillo Cremona (1837-1878), Il Falconiere, Scapigliatura italiana, Tardo-Romanticismo, Pre-Simbolismo italiano, 1863. Olio su Tela, Dimensioni 90,0x77,0 cm. Galleria d'Arte Moderna, Milano (Italia).
Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Venerdì XV Luglio AD MMXXII.


lunedì 25 novembre 2019

Il Contrasto tra l'Ideale e il Reale

Addio per sempre, Sogno rifuggente
la crudeltà del vero! Addio, silenzio
mutato in finte, sognate parole!
Addio, soffrenti sere ritrascorse
nelle attese tradite! Addio, blasfema
speme, beffa di un Dio che mi odia! Addio,
epistole mai lette sulle quali
tacite labbra mi dettano sprezzo!
Addio, sereno desiro di un porto
sicuro per la Tempesta adirata
che inghiotte le prue! Addio, canto mellifluo
di un'arpa muta sulle cupe sponde
d'un fiume orrendo! Addio, Gioia suprema,
pensata ma non vinta! Addio, per sempre!
Sii tu felice senza l'ombra mia!
Sprofonderemo entrambi nell'oblio!

James Clarke Hook, Il Naufragio vicino alla Costa, Tardo-Romanticismo inglese, 1889

Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì XXV del Mese di Novembre AD MMXIX.

giovedì 25 gennaio 2018

Un Addio del Sahara

Lo sguardo effìmero
d'un fiore, l'ùltimo
che la tempesta
ivi ha nutrito
del deserto, àgile
alla funesta
ombra contrito
del Sole d'Africa
or si rivolge.
Scruta tra' i tròpici
dell'orizzonte,
ascolta il mùrmure
del folle Oceano
da cui un dì vènnero
i suoi oppressori.
Suda la fronte
nera, e i sudori
scèndon tra làgrime
che tanto càntano
più mesto addio
alla sua terra,
alle sue belve,
un cupo càntico
silente e tàcito
che va per l'ètere
che brucia impàvido
per l'atmosfera.
Sente ei la guerra
che tra le selve
sìbila e tuona,
con le catene.
Tarda la sera.
Non è che un giòvine
imberbe pàrgolo
illuso e misero
che non del tàlamo,
non delle prònube
odi ha l'età;
ma adolescente -
appena... appena -
ancora vive
il blando àttimo
di vecchie fole,
di Sogni e d'ìncubi,
dinnanzi a sé
ha Vita intera.
Pur triste va
via da sua gente
che curva ischiena
alle corrive
miserie oscene,
dove la prole
di fame muòr.
Scruta ne' i pàlpiti
bei d'una ròndine,
il cuòr le intèrroga,
con lei desìdera
a Primavera
fuggìr dall'Africa,
sogna l'Europa,
colà imparare
un buon mestiere,
fare fortuna,
e a sé chiamare
i familiari.
Sogna sposàrsi
con falba Luna,
o stella nera,
avere figli.
Crede che Uomini
siano fratelli,
che avràn pietà
della sua infanzia.
E nel frattempo
saluta in frèmiti,
fa scènder làgrime,
la madre mìsera
con le sorelle,
e tra altri mìseri
parte all'incògnito
viaggio, e ne dùbita,
poi un poco càlmasi,
e va a speràr.
Addio, nostàlgiche
steli degli Avi,
che di remota
gloria qual Sole
e qual suoi specchi
brillate all'èremo,
confuse a volte
con le sue dune!
Addio, sì vecchi
villaggi e paglie
che all'ombre d'àlberi
eterni avete
nel vostro cuore
e bimbi e spose,
e saggi e padri!
Addio, città,
infami covi
ma sì possenti
dell'oppressore,
donde fu un dì
che schiatte uscìvano
di schiavi d'Arabi
e di sì pàllide
follie d'Europa!
Addio, oh leoni,
che in voi serrate
fatti famèlici
gli antichi Spiriti
d'Avi ancestrali,
e che attendete
pazienti e truci
le vostre vìttime!
Addio, oh voi! serpi
il cui terribile 
morso difèndesi
a' folli che vàrcano
le calde selve!....
E il giovinotto
così cantava,
muto... tacente,
e ripensava
il sen materno,
il dolce affetto
fàttosi eterno
dentro il suo petto;
e poi sognava,
e ripeteva:
- Avràn pietà! -.
Dopo sei lune
egli giaceva
supino, morto
sopra la sabbia
di lido sìculo.
Era annegato,
nei Sogni assorto
esalò l'ultimo
respiro ansioso
in un baleno.
E molti dìssero: -
Era un furioso! -
altri lagnàrono
- Bene! Uno in meno! -.



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Giovedì XXV del Mese di Gennaio dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.