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lunedì 30 ottobre 2017

Il Cigno, ovvero Una Messa di Requiem in Poesia

I. Preludio - Ave Verum Corpus

Per sette volte ei fu, il Cigno; cantava
su' una riva del lago, ed era Notte,
si rivolgeva a' i fiori,
e l'Autunno era vicino... era svelto.
Ma di che mai ei cantava?
La foresta d'intorno lo sa, e dice:
- Lo udii cantàr d'Amore -.
Ma, alfine, ei tacque... inerme, e spirò. Muore.
E il Cigno ha come funebre alveo l'onda,
e il lume della Luna lo sorregge,
lo raggiungono tre petali di rosa:
or l'ala sanguina acqua, e il cuor dolore.
Oh dolce Cigno,
immèrgiti nell'eterno sepolcro
che il lago ti sta aprendo!
I tuoi fiori non t'ascoltano più;
muori per loro.

II. Requiem Aeternam

E voi... voi, fiorellìn della foresta,
al par di lui
dall'Autunno recisi, orsù! Dormite!
con i petali candidi che volano
nell'abbraccio del vento...
con i grembi sepolti
in tanto buio.
Ricercate almèn nel vostro riposo
un quieto Sogno all'eterno dormìr...
voi... voi, figli d'un Fato inesorabile
che non sente pietà!

III. Dies Irae

Ma questa Quiete è beffarda, è menzogna,
fiori! dormite ma vièn la Tempesta.
Qui s'alza il vento, borioso s'infuria,
agita l'onde del lago, le rive...
folgori e tuoni, son gli ultimi, spera!
Le foglie càdon giù.
Urlano i monti la nenia dei corvi,
sono affamati di Morte, di vermi;
sèminan strazio pe' tristi sentieri....
La Vita non v'è più.
Il cielo inghiotte la Luna che splende.
E tu... tu, valle, singhiozzi e ti frani;
il lago evapora ahi gli aliti arcani.
L'antica Quiete or fu.
Così dicèvan le rune, le pietre:
giumge l'incanto d'estremo Tramonto....
Oh fior, tremate! Più nulla qui v'è.

IV. Tuba Mirum

Ma un canto or si erge.
Un cacciatore dà fiato al suo corno;
e questi suoni suoi, oh come catturano
le vostre Anime, oh fiori!
Siete di nuovo in Vita?....

V. Liber scriptus continetur

Sì, siete ancora in Vita;
anche se intorno la Natura culla
una valle, un lago dispersi nel Nulla.
Così avvièn che una vecchia quercia prende
con le sue fronde i segni degli artigli
de' i picchi; essi hanno incisi i vostri nomi,
o fior, la Vita vostra....
Tremate: è giunta l'ora
di quel che v'è oltre la Morte e il respiro!....

VI. Quid sum Miser

E voi, oh fiori, che avete
visto morìr il Cigno che vi amava...
voi... che lo avete lasciato spiràr,
oh voi, ciechi d'Amore,
cosa direte
a questo vento che vi prende l'Anime?

VII. Rex Tremendae Majestatis 

Fu così immane il tuo canto, oh mio Cigno,
che ora comprendo quale fu il tuo Amore....
E or mi circonda,
m'opprime.... Temo.
Salva tu questo fiore!

VIII. Recordare

Dicono i fiori,
sùpplicano i meschini:
- Oh tu, Cigno, ricòrdati che al lago
d'Amor cantavi a noi!
Tante pene soffristi; eppur cantavi;
sette canti spendesti
pria di morìr.
Ricòrdati che dunque tanto amavi
i nostri petali ombrosi e silenti,
che col tuo canto ci volesti un dì
fare parlàr.
Ma sul tuo labbro un giorno non vi fu
più il tuo respìr -.

IX. Ingemisco tamquam reus

Il tuo canto si chiuse all'ululato
del lupo oscuro?
Tacque forse pe' i ghiacci delle valli
rimaste senza Luna
e senza Sole?
Tacesti per la cerva colta adultera
dall'ombre della sera?
Smettesti di cantare per i corvi
rapinatori d'occhi?....
E ora i fiori recisi si gorghèggiano
trascinati dal vento
sull'alme onde del lago.
Sono colpevoli!
Stillano lagrime!....

X. Confutatis Maledictis

E il Cigno 'l prenderà:
- Venite a me! Voi rose rosse-fuoco,
anche se vi struggeste per sì tanta
e gran passione;
voi, viole, melanconiche e serene,
pur se la Notte
v'ha un po' segnate con violacee tenebre;
margheritine candide e innocenti
che vi piegaste allo zampettàr empio
dei predatori;
voi, ciclamini, anche se silenziosi
vi macchiaste del sangue delle vittime;
venite a me, voi tutti,
fiori miei variopinti che - pur stando
in lagnanze per questo -
il vostro nettare un dì daste all'api.
Ma voi... fior incolori,
cosa volete?
Andàtevene! Annegate nel lago,
per voi non sento Amor! -.

XI. Lacrymosa Dies illa

Allora sarà un dì di pianto e strazio
per la foresta e per i fiori suoi:
alcuni poseranno là, oltre il vento...
altri non avràn che la nuda terra.
Sì, è tardi il piangere!

XII. Offertorium

Ma non vi ricordate?....
Una volta una voce disse ai fiori:
- Sarete eterni! E questa è una promessa! -.
Offrite, oh fiori, le vostre preghiere,
schiudete i vostri profumi fulgenti;
quel giorno è dunque giunto.

XIII. Hostias

Come un pezzo di pane che è scagliato
nel lago, qual ristoro d'altri cigni,
fiori! ora lo vedete?
Galleggia inerme, e rigido, e appassito,
e dai fondali i pesci svelti s'alzano
quasi a provàr mangiarlo, ma è pur vano.
E voi!... voi or lo volete assaporàr,
voi che avete compreso
questo suo folle Amor;
come fu la promessa
di quella voce.

XIV. Sanctus

Non è ancora sì tanto tardi, oh fiori,
il Cigno a santificàr!

XV. Agnus Dei

Cigno, che al lago cantasti d'Amore,
cantòr sublime di dolci romanze,
tu... che pur conoscendolo ignorasti
il leggendario mònito a' tua stirpe:
- Cigno che canta, al finìr, si tramonta -
abbi pietà,
e in tuo sepolcro accogli
il riposo supremo dei tuoi fiori!

XVI. Lux Aeterna

Fia Notte; ma la Tempesta si placa,
il freddo vento si riscalda, e càlmasi,
e la montagna non frana più, è salda.
I petali variopinti dei fiori
al Cigno s'avvicinano sereni,
e nella Notte confòndonsi un po'.
I nembi lìberano allòr la Luna;
ed ella col suo lume
quell'alveo funebre allùmina tosto.
Preludio all'alba,
la tomba è vuota.
Ha vinto Amor!

XVII. Infelicitas

- Ha vinto Amore? -
il fiorellìn viandante allòr si chiede
mentre oltrepassa la foresta e va
alle rive del lago.
Da lontàn ei ne vièn a contemplàr
il cigno morto; ma più non lo scorge.
Dov'è? Fu Sogno?
L'Amor è dunque una chimera assente
che più si cerca, più non si ritrova?
è davvèr così lontano il suo cielo?
è impossibile stringersi al suo eterno
infinito sorriso?....
E intorno restano i dubbi e le doglie,
e incatenati sono i Sogni e i vespri.
Viandante, ascolta!
Non resta che codesto Desiderio,
eterna lotta a vivere e a morìr!

XVIII. Libera Me, Domine, de Morte aeterna

Oh caro Cigno,
un fiorellino qui vedi, son io!
Ho tanti Autunni ancora, e Primavere,
forse conòscer debbo ancòr l'Estate;
ma l'Inverno è d'intorno.
Ogni giorno che passa, ogni mio petalo
pèrder sua tinta rischia,
e il Tempo è inesorato.
In fin è come se ïèr son sorto,
ed è oggi che vivo, 
dimani muoio...
fossero pur mill'anni è questo il vero:
Tutto è nel battito, o Cigno, di tue ale.
Ma quando sarà il giorno
lìberami dai vortici del lago
che inabissare pur Te sì tentò,
la Morte eterna.

XIX. Benedizione finale

E dàcci un bacio... un bacio, uno soltanto,
e scenda a noi il tuo Canto,
il tuo divino Amor.
Amen

Arthur Hacker, Parsifal, Tardo-Romanticismo inglese, Seconda Metà del Secolo XIX


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Domenica XXIX del Mese di Ottobre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVII.

mercoledì 2 novembre 2016

Poesia per una Messa di Requiem

Dormite eterno sonno nella terra,
su cuscìni di rose e di vïòle,
placidamente cullati nel vacuo
abìsso delle nùvole;
il Sole... un Dio.
Una rosa per voi fu crocifissa,
sanguinò su Isräèle le sue chiome;
e Tu, Sìon, prega per sempre, in eterno.
E tu, tu dunque
oh rosa... oh rosa, d'Amore e di Vita,
dona il tuo occhio a noi, quando i nostri pètali
si chiùdono nel vespro delle tènebre,
pietà di noi....
E voi, Tempeste assordanti e furenti,
oh tuoni che gridate le fàuci delle Furie,
naufragi funerei nel cièl della Notte,
singulti d'un ùltimo spiro,
voi, tremendi e crudeli
vaticìni stridenti di ciò che è,
ahi quanto è il fuoco e il tremòr che portate,
ora che sarà l'ùltima e orba sera
della pàllida Luna.
E dovunque le trombe della Vita
miètono le ossa cui il corpo si aggiunge;
e nuovo giorno viene.
Così Natura crolla e si distrugge,
e il volto sarà chiaro della Morte,
e non vi saranno più Notti d'intorno,
né mai sarà päùra.
Ma io che dirò alla rosa quando - io muto -
mi chiederà le volte in cui raccolsi
i suoi pètali, e l'ombre sue e il suo sguardo?
E adesso sarà l'ùltima e orba sera
della pàllida Luna.
Si ricorderà questa rosa? un giorno
del piàngere versato, là, su' un prato
ordìto di deserto, con le fòrbici
che recìsero e cuore, e mani e piedi?
Le sue spine a sè rivolte?
Si ricorderà questa rosa? un giorno
avèr baciato il furto delle aurore,
il ventre di una strega?....
E io piangerò perché son fango e vermi,
con le mani di colpe graffïàte
sulle albe guance, presso un branco
di lupi - io pellegrino! - e tra le greggi;
e piangerò per sempre,
com'è scritto nel Fato;
e adesso sarà l'ùltima e orba sera
della pàllida Luna,
è il Tempo delle làgrime.
Dormite eterno sonno nella terra,
oh fiòr, dormite; dove eterni sono
i vostri pòllini e i vostri singhiozzi,
come un gregge promise al vostro nàscere,
e la rosa fu vìttima dorata
pe' il sonno vostro,
come un gregge promise al vostro nàscere.
E Tu, l'ignoto Altrove, reggerài
l'incògnito tuo Regno! Le tue schiere!
Pietà di noi! Oh santa rosa dei nùvoli!
Pietà di noi!
E il Sole eterno allùmini le vie
tra i monti e le foreste e per le vette
del pellegrinàr nostro,
perché le pietre divèngano quieti
cuscini per il sonno, e i faggi e i rami
ombre fresche e balsàmiche pe' i Sogni,
perché l'Eterno risplenda perpetuo!
E tu, mia rosa,
lìberami dal vespro mio perenne,
dal màr del ciclo di nàscite e morti,
quando il fuoco urlerà contro la terra,
dove resuscitando ella è in tremore,
quando i cieli si muòvono irrequieti
tra l'urlo di tante furiose tempeste,
tra i morbi dei volti di peste invisìbile,
tra vàcue e voraci cadute d'abìssi,
la Morte malvagia che sorge.
Lìberami dal vespro mio perenne;
che io possa coglierti, oh rosa ridente!

Filippo Carcano, Interno del Duomo di Milano, Tardo-Romanticismo italiano, Scapigliatura, 1882

Massimiliano Zaino Di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì XXXI del Mese di Ottobre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Divina Misericordia AD MMXVI.