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lunedì 22 aprile 2019

Notturno - Sera

Sentir, mirar, dolèr nel fresco vespero...
io odo! i canti dei cani, e questa sera
che piange, e questi lamenti di grilli,
e il sonno dell'irrequieta scogliera
dell'Arbogna, e i melliflui urli, gli squilli
dei cuor, miei trovatori. Sento! I boschi
lontani... tra le fronde soffron le ombre: 
nell'ultimo volar delle colombe,
nel cielo oscuro, tra i nugoli foschi,
la Luna mormora... "Ora son qui!"

Johan Christian Clausen Dahl, Tramonto sul Mare, Romanticismo danese, Prima Metà del Secolo XIX


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì XXII del Mese di Aprile AD MMXIX.

mercoledì 24 ottobre 2018

Gelido Spleen d'una Sera di Autunno

Ho freddo; e tace. Tace il vespro inquieto,
le ombre del vento su' i pioppi difformi.
Tace il proscritto Sogno. Tace il Sole
che crolla. Tace
l'eco perenne de' i singhiozzi amari,
le orme della bipenne. Tace il labbro
di Ebe, che si protrae in silenzi oscuri
per ogni Notte.
Tace il destriero che porta le lettere
nelle Tempeste de' le prime nebbie
a' il piè del nuovo novembre. Tace anche
l'alba che viene
appena dopo il regno de' le larve.
Tace il fiore al cospetto della pieve
per la campagna; tace lo sbadiglio
di ombrosi campi.
Tace la dissacrante processione
egizia degli íbis per le ripe
che bruciano di paglie. Tace il cieco
oblio delle anime
del cimitero. Tace il tuo occhio. Tace
il sopraciglio del pallido Autunno
che ami con me, Ebe. Tace la pianura
qui sonnolente.
Tace all'altare la spogliata croce,
l'ostia che maledice e mi condanna.
Tace l'Eterno. Tace la marmorea
statua de' Santi.
Tace il teutonico animo di un cuore
sotto spoglia mentita. Tace il Fato.
Tace Proserpina al suo orbo Plutone
pria di dormire.
Tace il singulto del Tutto profano
che piange e grida per questi suoi sferici
orizzonti morenti. Tace un urlo
che è tanto forte
per essere sentito da una stirpe
figlia del fango. Tace il frutto antico
del Male, il loto sopra il seno di Eva.
Tace la Gioia.
Tace il represso Desiderio. Tace
quel capello piangente d'un bel salice
che attende la perizia di man druidica
a far corona
per le bare de' i Sogni. Tace il fosso
che a' neri sguardi ti sta dianzi e a' fosche
fiammelle del Tramonto. Tace il fumo
del campo in preda
dell'igna falce de' il mietitor. Tace
l'Arbogna che fa il conto delle impronte
e de' passi che sente. Tace il corso
del prosciugato
mare delle risaie. Tace il mosto
che avvelena i miei istanti di pensieri
sommessi. Tace l'airone che cerca
l'ultimo seme
di riso. Tace la Natura insonne
nel suo autunnale sepolcro inumano
che in mano porta i teschi delle vittime.
Tace la Vita.
Tace la rimembrata Luna al vecchio
incontro. Tace l'Estate trascorsa,
annientata al svanir di queste maschere
sognanti. Tacciono
i nostri cani, le nostre vie, il mio
sepolcrale giaciglio derubato
de' lumicini. Tace la tua mano, Ebe,
il tuo pugnale.
Tace il respiro del mio sonno inquieto
che gela l'ossa e pietrifica il sangue
animato dagli incubi feroci.
Tace il tuo labbro.
Tace la tua vendemmia, la tua danza,
il tuo sorriso che riempie le coppe
di ebbro veleno. Tace il fiele amaro
che sale in bocca. 
Tace il nettare dolce delle rose
che appassiscono presto a dare spazio
a' crisantemi. Tace.... Tace il vespro
della mia steppa.
Tace l'Anima amica d'una viola
sopravvissuta alla fine d'Estate.
Tace il dipinto d'una Madonnina
su un vecchio muro.
Tace la siepe del parco ridente
dove i bambini giuocan con l'assillo
de' compiti sgraziati. Tace il ferro
di ampi cancelli.
Tace il cane da caccia quando passo
vicino. Tace il cinguettio di stormi
fuggenti. Tace l'erba che calpesto.
Tace dovunque
la compagna ombra che trascina pena
selvaggia e ascosta lungo il mio cammino.
Tace... Tace un responso. E questo Eterno
non m'ha a pietà!
Tace il tuo sibilo amico nell'attimo
in cui ti sogno, dardo di Dea. Tace
la tua bocca schioccante orridi oblii
del tuo silenzio.
Tace il tuo crine di Notte splendente
con la Luna di tue belle pupille
che sognano nel giorno. Tace il tuo
vestir pesante
lane d'Autunno. Tace la irrequieta
tua pièta di fanciulla che non sa
i duoli del Pöeta. Tace il Cielo
con i suoi Ángioli.
Tace l'edera fulva de' il vegliardo
giardino. Tace l'ululato canto
de' levrieri pe' i corni della caccia;
e taci tu,
che non ti mostri e non rispondi a' cenni
del tuo cantore. Tace il tuo respiro,
la tua parola sussurrata. Tace
il tuo bel volto
co' tuoi capelli raccolti sul morbido
candido collo. Tace il tuo mento, o uva,
che spremi i vini de' i rimorsi estivi
e della Sorte.
Tace l'onda che va e si perde altrove
de' vicini ruscelli. Tace il lezzo
fangoso degli stagni e delle tife
che putrefatte
volgono l'ultimo addio al Sole. Tace
la chiesetta di Santa Maria,
il suo vïale spogliato di foglie
cadute e secche.
Tace il marziale campo ove i fanciulli
si rincorrono lesti. Tace il pioppo
che adombra i loculi al cimitero, urlo
di atroci pene.
Tace questa sperata e grazïosa
dedita bocca a' melliflui responsi
che non mi giungono ancora nel vasto
e freddo Autunno.
Tace la pazïenza nelle vene
del cuore che mi distillano noie
d'attese sempiterne e funestate.
Tace la panca
ove mi seggo, aspettando il rumore -
forse - de' il passo tuo. Tace il sogghigno
de' l'orizzonte che nella sua Notte
or mi divora.
Tace dovunque il tuo sembiante bello,
l'impronta del tuo cuore portentoso,
o Ebe. Tace il tuo guardo. E allor m'è regno
enorme silenzio.

James Clarke Hook, Wreckage from the Fruiter, Tardo-Romanticismo inglese, 1889



Massimiliano Zaino Di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XXIII del Mese di Ottobre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

lunedì 1 ottobre 2018

Luci del Tramonto - Sogno autunnale d'una Gioia di Vita

Melancònica e mesta mi par questa
sera; e il Tramonto co' suoi lumicini
che da lungi, da' i campi, ne sovvèngono
e da' paesi, e questa vampa rosea
che conferma del giorno il bel defùngere,
e questi oscuri muri e i tanti boschi
al par di lei una mestizia profonda
mi gridano; onde non so se l'eterno
alternàrsi di giorni e notti e aurore
non sia altro forse che un dolente mònito
di vacue cure, e vane spemi, e alterni
sì disillusi Sogni... se il furioso
Sentimento del cuor non sia altro che ombra
d'un mutèvole lume di ossa e Fato,
di Luna e Sole, a' predestinazione
incerta scosso dagli illusi corsi
della mia Vita. Ma intendo che questi
lumi del vèspero autunnale e il lor
rivèrbero irriverente su' miei occhi,
e il gelido orizzonte alluminato
per le finestre lontane, e il sussuro
rombante dei trebbiatori notturni,
pur nella nostalgia che essi mi pròvocano,
alfìn, mi danno pace. E mentre in fondo
all'ossa il primo gelo assorbo, io quella
finestra ambita vado ripensando
che la Gioia cela; e giungendo sott'essa
che è chiusa osservo, e che un dèbile lume
da lei proviene. E fuòr non v'è la Luna,
né astro che splende... e meco v'è la prima
nebbia. Così le lampe della via
s'accèndono. Ma da quella finestra
si spegne il lume. Mi sovviene un'ombra.
Mi guarda. Attende. Non scorgo il suo volto,
se rida, o pianga, o se stia incollerita.
Allora ascolto una chiave che chiude
la dolce porta... un'assenza pungente
il Desiderio a ferìr impetuosa
e cieca. Ascolto il latrato d'un cane
cui altri Cèrberi dìcon le stesse urla.
Ascolto fàrsi silenzio da' i campi,
l'ultimo volo dell'airone bianco,
il gridàr primo d'una truce nòttola,
i passi scossi dell'ultime vecchie
che vanno a cena. Ascolto il fruscìo ardente
delle lampade. Continua a guardàrmi!
Un'ombra che trapassa nella Notte,
che si confonde nelle fredde tènebre...
è un'ombra che mi guarda e poi svanisce.
Così lungo le vie de' Sogni muore
in tanta Notte, in molti ambrati lumi
l'ultima speme del mio cuor. E l'alba
verrà a darmi un dolore che è infinito.
Perdònami, oh Gioia, il gran silenzio!... àmami!

Marcus Stone, Merried for Love, Tardo-Romanticismo e Simbolismo inglese, 1881


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì I del Mese di Ottobre dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

giovedì 30 agosto 2018

Trobar Clus - Canto trobadorico d'una Notte romantica

Forse non senti per le fronde oscure
l'araldo che si avvicina... che porta
il mio nome a' la tua Luna... che ambisce
farti mia Notte, Tramonto di Gioia...
non senti i trilli
della mia arpa.... Non senti, forse, i passi,
i pàlpiti furibondi di questo
destriero, nunzi di canti di sèmplici
giambi di Vita... non senti i suoi sensi
repressi e illusi....
Forse non senti per le fronde oscure,
per queste vie solitarie e notturne,
abbandonate dal tuo amato sguardo
di Luna, oh sera!... non senti venìr
in te un senso di viva pietà... e taci,
e non ti mostri...
né ti palesi, e ti nascondi.... E taci;
forse perché hai vergogna dell'errante
cavaliere che vive in me e nel cuòr
mi si diletta,
forse perché non ami i freschi fiori
che dall'Estate morente ti porto
a omaggio della mia signora Notte...
forse perché è così che iscritto giace
nel vorace Destino...
e non senti per queste fronde oscure
che si avvicina il mio araldo squillante.
Non senti che urla di nuovo il mio nome,
che geme e che sospira con il mio
pianto, che grida, che implora una cortese
Luna, che piange attendendo me stesso
e il comparìr tuo bello,
che vuole che ti mostri una sol volta
ancora... solo una volta pe' un breve
àttimo scarno di Gioia e di dolore....
E non senti per queste fronde oscure
che mi avvicino io!

Edmund Blair Leighton, Tristano e Isotta, Tardo-Romanticismo inglese, Simbolismo, Fine del XIX Secolo


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Giovedì XXX del Mese di Agosto dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

giovedì 23 agosto 2018

All'Apparir d'una Luna d'Agosto

Scioglie la Luna i suoi strali, i suoi fùlmini
di fuoco, le sue fiamme di iri, d'un vagante e
roseo labbro di tièpido, e longevo
Tramonto; scioglie il suo volto nascosto,
il suo sorriso di Notti frementi...
oh Notti... Notti, care a me Poeta,
oh Notti crude! scioglie
il suo aspetto gentile, la sua guancia
di Sere inquiete, 
oh guancia impallidita e cara e bella,
lievemente arrossata dal venìr
del Crepùscolo; scioglie i suoi capèi
di bruno cielo, di trèmulo ardore
dell'universo, le sue trecce aulenti,
scioglie il suo cuore a dirotto, i suoi fàscini
degni di Desiderio...
di èssere desiderati da me,
di èssere qui ghermiti da alti Sogni,
di Sogni amati;
scioglie se stessa,
e così qui mi appare...
mi appare dolce, e bella e lieta; appare...
silenzio! Scioglie il suo ridente sguardo,
e soffro... soffro nel suo abbraccio; scioglie
i suoi argenti che splèndono,
le sue chimere,
i miei Sogni dementi...
e ride... e ride, e mi guarda. Silenzio!
E allòr mi perdo... mi perdo alla sua ombra,
mi perdo al suo riflesso ustorio e ardente,
a' i suoi capèi che scèndono all'Arbogna,
al madòr della sua Notte di piena;
a' i suoi capèi che si spècchiano ancora
nel gèlido torrente, nelle sue acque,
in sue correnti che vanno lontano;
mi perdo nei suoi bei occhi,
in sue quiete pupille, nel suo volto
che incanta e che dà Gioia;
mi perdo... mi perdo, confuso e ansimante,
silenzio! Scioglie
la Luna le sue foglie eteree fatte
di mirto, ordite di rose, e ambrate; scioglie
il suo gleso lucente e prelibato
e ambito, i suoi cullati fiori d'oro,
scioglie il suo cuòr. Silenzio!
Silenzio! A questa Dea fa' il tuo silenzio,
oh cuore! Sciogli in tàcito riposo
i tuoi Sogni soffrenti,
sciogli nell'alba nuova questi brìvidi,
questi trèmiti, che ùrlano nell'àttimo
di questo chiaro di Luna, di Donna,
sciogli!.... Silenzio!
La Luna ora ti guarda, ora t'allùmina,
ti parla con il guardo di chi forse
ha timidezza di baciarti, o dirti
il suo diniego, onde di maledirti...
ti guarda muta; e scioglie... scioglie il suo
splendore, i suoi fuocherelli cerùlei,
scioglie l'istante di starmi dinnanzi,
il suo ignoto desìo d'incògnita ombra,
il suo Mistero.
E tutto quel che schiocca dal mio labbro
è soltanto un saluto!

John MacWhirter, June in the Austrian Tyrol, Tardo-Romanticismo scozzese, Seconda Metà del XIX Secolo


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Mercoledì XXII del Mese di Agosto dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

sabato 18 agosto 2018

Gli Attimi. Visioni e Sogni. Delirio

Fèrmati!... fèrmati! un attimo, un solo
pìccolo istante... un istante protratto
per il tempo d'un breve, ardente sguardo...
d'un colpo d'occhio su' il Sole che acceca,
oh tu, mia sera,
fèrmati!... fèrmati...
fèrmati!
oh Notte... oh Sogno... oh speranzoso ìncubo,
oh naufragante ùltima e ardita speme
che ne' i tripudi profani del vespro
come Spìrito appari!....
Fèrmati! pìccola ombra delicata,
e fràgile e sottile come un pètalo
di appena nata rosa
trascinato dal vento... oh tremolante
larva, nappo proibito di Gioia e d'inni
a Erato consacrati,
tu... frutto etereo di me visionario,
di me, che delirante i sensi oblìo,
fèrmati!... fèrmati! e rivolgi i tuoi occhi
al sognatore tuo
che tìmido e nascosto e vagabondo,
e muto quasi, e folle, e al biancospino
che tu raccogli
sì follemente canta i suoi lamenti...
oh donna... oh sera... oh Luna... oh Nulla eterno,
perenne Nulla, vacuo sì feroce
e profondo, e ferito Desiderio,
oh Vita... Vita assente e non gustata,
fèrmati! e volgi a miràr la tua vìttima
esterrefatta e mesta...
il suo... il mio volto che soffre, che piange,
che rugge, che urla muggìti d'assenzio,
che dispera cogliendo ogni tuo scherno,
che ride làgrime e pianti infiniti
per le tue farse di Sogni beffardi,
di Sogni, e larve oscene e fremebonde,
e inascoltate e spente!....
Fèrmati!... fèrmati, oh dèbile strale
d'un sì pallente Sole che ad Agosto
ver la vendemmia si muove e all'Autunno,
me preparando al venìr dell'inverno
con le sue nebbie
che nascòndono fole... vecchie fole
di Villi, che non pàrlano che al Sogno,
che non dìcono nient'altro, oh Cielo!
che crudeli e fatali empie menzogne
cui il cuòr anela, il mìsero!
cuore vigliacco e profano e sì vile,
cuòr che è un eterno sconfitto di guerra,
vinto fatàl!....
che in questo màr tremendo e funestato
di solitùdine e di àttimi ciechi
non vòglion rispecchiare quelle ciocche
de' i miei capèi che si fanno vegliarde,
e grigie e cupe...
che mi nascòndono il dilemma amato
d'un bacio di fanciulla nella Notte
come coperta d'un sonno leggero,
che mi ingànnano sul mio crudo e tristo
e fatale Destino...
Destìn di noia e dolòr!.....
Fèrmati!... fèrmati! alato singhiozzo
d'Amore, fiòr di ambite Gioie serene
confuso ne' i sorrisi di mille ombre
d'uno sguardo perduto
pe' il quale il cuore ardito sogna... e sogna...
sogna trovàrsi al veròn d'un castello
e segreto e mellifluo
sogna di èssere un Trovatore incàuto...
sogna cantare Canzoni e Lamenti,
sogna fàr pago i suoi Sogni innocenti...
sogna che prende la sua destra e parla...
e parla... parla,
sogna fuggire con lei al trotto eroico
del palafreno....
Oh gai a' questi miei Sogni, oh bei desìi,
oh mio Delirio, fèrmati... e ascolta e odi!
e fa' che venga l'alba a seppellìrci,
a ridare alla Notte tutto quello
che di diritto e Natura le appartiene...
a te a donàr la Gioia,
a me a dare il dolòr!


Marcus Stone, Claudio, deceived by Don Juan, Tardo-Romanticismo inglese, Seconda Metà del XIX Secolo


Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Sabato XVIII del Mese di Agosto dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

giovedì 26 luglio 2018

Gioia

Muto labbro di Notte, e della Luna
tacente, e silenziosa e tàcita ombra,
silente fiore di latte e d’argento,
e della sera vagabondi Sogni…
erranti ed errabondi e arcani Sogni…
oh, vagabondeggianti ardenti Sogni…
che odo di voi?
La breva, forse, che sìbila lenta,
la piova che s’annunzia onnipotente,
il vento che s’infuria su’ una viòra…
su’ una màmmola…
forse, il rivèrbero amico in su’ le ampie
vie, o in sulle fronde de’ i bei salci,
o sulla fronte mia, sul mio occhio che urla…
che urla sguardi piangenti…
forse, le grida, e i lampi, e i tuoni, i fùlmini,
il Temporale che piega una rosa
a’ i suoi piedi bagnati di piovute ansie….
Perdutamente vostro! Follemente
abbandonato a’ la Furia de’ i vostri
Elementi impazziti… ora mi giacio.
E l’occhio sogna…
sogna Ebe colorita d’alba e Gioia….
Gioia! Gioia! Ridente assillo d’un Pöèta
dal Destino secreto, il qual si desta
dopo Notti di Sogni e Sogni attesi
per morire di te…
per vìver nel tuo cuòr!....
Gioia! Mia chimera, mia ombra riflettente
le Spemi e i Desidèri, e i miei singhiozzi,
potentemente tu, mia cruda assenza,
febbrilmente sognata
nel bàttito d’una foglia che cade…
nell’àttimo d’un lampo che schiarisce
le nubi nere…
Gioia! Spumeggiante tino sì gradèvole
e molle che trabocchi come danza
su chi ti brama, ma non su di me…
oh Gioia! oh Luna!.... Oh Notte!....
La mia trèmula mano stringe a sé
e àgita il falbo fazzoletto e ùmido
del saluto-addio, mentre voi con l’ale
tornate a lampeggiàr nel fosco cielo…
a lampeggiàr nel bieco Temporale.


Ivan Aivazovskij, La Nona Onda, Romanticismo russo-armeno, Prima Metà del XIX Secolo



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Giovedì XXVI del Mese di Luglio dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

martedì 24 luglio 2018

La Luna, la Notte, i Sogni

Come ti sogno, oh Luna bella e bianca,
oh Luna, tiepidamente un po’ ascosta
tra le nùvole… oh Luna… oh Luna scialba,
dall’Ànima mia stanca!....
Oh Luna!
Come la tua leggèr… leggera breva
or carezzevolmente qui mi coglie
il sudore mio estivo, e i miei pensieri
bëati e avversi al vòlger d’una sola
Notte… i pensieri ripetuti e ansanti
e soffïati nel mare de’ i Sogni…
i pensieri di pianto…
di pianto e di dolòr!....
Oh Luna!
Come il tuo fàscino accarezza il volto
del salce, sotto il quale, contemplando
e sedendo, io ti veggo… nel venìr
della sera silente e della Notte!…
e come l’accarezza! Come gli apre
e gli scioglie e gli fa le belle trecce,
qui, quasi a pettinàrlo… a pettinàr
il suo piangente crine di smeraldo…
a pettinàr il pianto
mio!.... Oh Luna!....
Oh Luna!
Come mi sei disumana e crudele
quando osi richiamàr gli occhi miei al nome
febbrile e menzognero e funestato
e bruto… al nome dei Sogni perduti…
dei compiacenti Sogni… dei terrìbili
Sogni… Sogni che come occulte lame,
sotto il tuo sguardo, infatti, mi ferìscono
le vene tutte del cuore errabondo…
d’un cuòr che appunto soffre perché sogna,
e perché piange!...
Oh Luna!
Èccoci… èccoci qui, entrambi, sepolti
sotto la pietra oscura della Notte…
sotto il Mistero del tuo cielo oppresso
dalle tènebre infami… entrambi attesi
dall’alba che riluce tra le stelle,
entrambi… reciprocamente avvinti
dal bacio delle menzogne che il Sogno
porta con sé… qui, entrambi disperati,
dove una Possa arcana ci riunisce
e ci separa!.... Oh Luna!...
Oh Luna!
E la Notte sen vola come uno spìr
delle tue labbra.
E la Notte sen vola come un Sogno
che ho in fondo al cuòr!

Charles West Cope, La Prigioniera, Tardo-Romanticismo inglese, Seconda Metà del XIX Secolo




Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Martedì XXIV del Mese di Luglio dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

sabato 2 giugno 2018

Divertissement - Un Canto trobadorico alla Luna

Ma non rispondi ancòr, oh Luna, al tuo
Trovatòr?

E cavalca… e cavalca il prode bardo,
avvolto della Notte in nèr mantello.
Qui il suo cuòr freme e l’arpa sua gli avvampa.

Canta… canta la sua voce tremante,
e canterà fin quando non fia l’alba,
il liuto pizzicando e il suo desìr.

Nelle tènebre, infatti, miràr brama
il guardo tuo, che non vergogna, o Luna;
e quiete non avrà se non sia pago.

Hai forse tu timòr d’un vagabondo
Trovatòr?

Canta… canta, e ei si duòl del tuo silenzio,
donde le corde del liuto or riporta
l’opprimente eco a questo cuòr che soffre.

E il cavalièr lamenta il suo Destino,
ei, or solitario su’ inemìca terra,
che più non può il tuo sembiante iscordàr.

E il cavalièr si strazia ripetendo
le cortesi canzòn di giostre e gesta
a te, il cui petto di ciò forse astio ha.

Vuoi forse tu sdegnàr d’un errabondo
Trovatòr?

Ma non è Notte il giusto istante in cui
di te fàr sì profana questua, oh Luna,
e ottenèr di codesta ambito premio?....

Canta… canta l’errante menestrello,
e se le pietre un’Ànima tenèssero,
ei di lòr ne farìa il cuòr lagrimàr.

Ma Amòr è tàl che di sassi non nudre,
se non di te, oh follemente desiata,
cui il vagabondo or grida estremo canto!

E tu lo senti, lo intendi, e sai bèn
che ei t’ha cercata in tanta oscura Notte,
con fedèl ansia e tormentata speme.

Ma non rispondi ancòr, oh Luna, al tuo
Trovatòr?

Luna fatàl!



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, Sabato II Giugno AD MMXVIII.


lunedì 29 gennaio 2018

Un Notturno alla Luna

Nel piòver della sera il volto tuo, o Luna,
che pur in nebbia argentea splendi,
e ne' tuoi nùvoli i quai ambrati splèndon e foschi
è forse ch'io 'l dimèntico. E ombre
tempestose a me or si affàcciano, e buie ansie,
e truci cure, e tormenti atroci,
e feroce dolòr, e crudèl doglia,
il che mio cuòr sì poco ne sopporta;
onde m'afferra la Notte co' il suo sguardo, e il periglioso stràl
di tante tènebre,
mentre l'ùltimo lume del dì or muòr.
Così sedendo penso!
Forse tu, oh Luna, più non vuoi baciàr
co' il lume tuo le vie che qui percorro;
può èssere? Dimmi! O forse in noia t'è ordita
la mia errabonda compagnia morbosa
che di odi e inni compiàcesi, ma invano?
Oppùr fia Sorte tua oggi non risplèndere
su questa terra.... O forse son io un folle?....
Così pensando trascorre la sera;
e viene l'ora dei Sogni rabbiosi.



Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì XXIX del Mese di Gennaio dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia, di Fede e di Pace AD MMXVIII.

lunedì 1 gennaio 2018

Il Trovatore

Avete, forse, pianto udendo i canti
del Trovatore per le vie di neve?....
Singhiozzaste? Al verone urlando i carmi
lo avete udito?
Schiudeste i pètali alle ombre del mare
che il liuto suo ne andava a evocàr mesto?....
Lo inebrïaste del vostro olezzàr
di rampicanti rose sul castello?....
Taceste, o sospiraste al suo lamento?
Lo avete udito?
Soffriste in cuore, o presto sorrideste
al trillàr della nenia di bufera?....
Volgeste i càndidi occhi della Luna?....
Chi mai fu più crudele: voi o io, dite?
Lo avete udito?
Vi portò Iddio i suoi sensi com'ei volle,
o ancora voi ignorate il suo tormento?....
Avete poi inseguita la scia sua
di neve sul sentiero burrascoso
perduta nell'infinito del ghiaccio?....
Lo avete udito?
Denigraste i suoi versi nella Notte
chiamandoli peccato abominèvole
nella secreta Furia che destava?....
Irrideste cotanto etesio fuoco
di sì irredenti pàlpiti e dolore?....
O forse non li sentiste nel vostro
giaciglio della torre prepotente
svettante al cielo della vostra Luna?....
Lo avete udito?
Sapeste che un Trovatore decise
reprìmere il suo cuore e silenziare,
l'arme sguainando contro i Sogni immani,
per voi tacèr, e soffrire per voi?....
Lo avete udito?....
Parlate voi!




Massimiliano Zaino di Lavezzaro, Mia Registrata, in Dì di Lunedì I Gennaio dell'Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Fede AD MMXVIII.

sabato 17 settembre 2016

Il Lamento di un Pellegrino

Ora che è Notte io qui a peregrinàr
tra erbe e foreste, e campi e monti giacio,
le bùssole or cogliendo della Luna;
e io päùrosamente ansando, e folle,  
e in un dominio di brume perenni
invano scruto il disperso sentièr.
E questa Notte non avrà da dàr
ristoro, o covo, o quiete e requie o bacio,
sempre più trista, e fredda, e occulta e bruna,
quando ella inghiotte la Natura e il colle
lontàn dal qual io errabondo ne venni;
e invano scruto il disperso sentièr.
E so che verràn tardi e l’alba e il giorno,
e che le belve règnan le foreste,
e che io non dormirò che sur di un sasso
che un dì fu posseduto da una vìpera;
e io impallidendo e senza più un contegno
continuerò il cammino nelle tènebre,
a tentòni, tra le ombre dei miei Sogni.
Ma se io ho perduta la via del ritorno,
vagabondàr dovrò per sempre in queste
gèlide nebbie di indefinita ansia,
e verrà il dì che non potrò nient’altro
che effòndermi nel loro assente regno,
a tentòni, tra le ombre dei miei Sogni.
Vagherò tra le brume del mio cuor sognatore,
vedrò con gli occhi di una bestia selvaggia; e andrò
a respirare con il vento di questa Notte.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro

Caspar David Friedrich, Un Cacciatore nei Boschi, Romanticismo tedesco, Prima Metà del Secolo XIX



Nei Dì di Venerdì XVI del Mese di Settembre dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Divina Misericordia AD MMXVI

venerdì 12 agosto 2016

Indefinito Anelito nella Notte di un Poeta

La Notte alfìn sen viene, ella, errabonda,
e nella sua rapsodìa e nel suo gèmere,
e in suoi tormenti, e nell’ombra sua oscura,
e in suo passàr delle ore,
qui e or, trascìna - ella irredenta - orbi spìriti
delle nebbie delle Alpi, che non son
altro che questi miei ìncubi infiniti
d’indefinito senso, e profanate
speni, dove lo spàsimo si affretta
a salìr nel mio cuore più di quanto
tra le nùvole va la falba Luna;
ed è sempre più tènebra,
dovunque, un vacuo occhio orrendo di nòttole,
le più nascoste occhiate dei sogghigni
del Nulla vespertino, Ècate, Dea
che se medèsma dissolve e ogni nuova alba,
a me riproponendo uguali Sogni,
e disuguale Destino di Incògnito,
e feroce silenzio, e disumana
quïète. E allora?
Sento io che nel tacèr delle sue stelle,
e nel frinìr de’ i suoi tremendi gufi,
e nel gridàr del dissolvente vèspero,
con tanta doglia mi manca il coraggio
di dìr al vento:
«Ho bisogno di un bacio!».
Perché, di’, oh Iddio, mi vuoi marito di una
Notte fuggente, dove la fanciulla
ha il più dorato nome
dei Sogni inquieti?....
E mentre io penso, e sogno io, e mi tormento,
è già giunta nuova alba.


Massimiliano Zaino di Lavezzaro

Thomas Wilmer Dewing, La Spinetta, Romanticismo statunitense, Seconda Metà del Secolo XIX


In Dì di Giovedì XI Agosto dell’Anno del Signore Iddio Gesù Cristo, di Grazia e di Divina Misericordia AD MMXVI